domenica 4 dicembre 2011

"Riapre il Canova"

Il Gazzettino di Treviso, 04 dicembre 2011,

 LA NUOVA PISTA. Riapre il Canova: la pace prende il volo.
Chi abita attorno all’aeroporto è rassegnato: «Ultimi controlli ai tetti, poi torniamo tutti in trincea»


QUINTO - «Dopo sei mesi di paradiso adesso ci prepariamo a tornare in trincea». Sono queste le parole con cui Loretta Bettiol, proprietaria del laghetto di pesca di via Nogarè, a due passi dalla Noalese e ancora meno dall'aeroporto, descrive lo stato d'animo di molti cittadini di Quinto che tra poche ore vedranno gli aeroplani del
Canova tornare ad atterrare e decollare sopra le loro teste. Nelle stradine davanti alle quali si staglia la testa della pista, dove iniziano le luci segnaletiche a led e sono ancora aperti i cantieri per l'installazione delle nuove recinzioni, in queste ore si vive la quiete prima della tempesta. E si fa il conto alla rovescia in vista dell'ora X: le sei di domattina, momento in cui riaprirà lo scalo trevigiano. Come ci si prepara? «Controllando e rinforzando qualsiasi tipo di tetto o copertura -spiega la signora- Il passaggio degli aerei ci ha già fatto volare via un paio di grandi ombrelloni messi tra la casa e il laghetto». Cambiando zona non cambiano le precauzioni. «Controllo il tetto della mia casa ogni due anni e certo lo farò anche adesso -aggiunge Alessandro Cosma, figlio di Loretta e residente in via Monte Bianco, dall'altra parte del paese ma sempre sulla linea di atterraggio e decollo dei velivoli- Lo controllo, come fanno tanti altri, perché si sente cosa ci passa a pochi metri di distanza».
Ma i disagi, in realtà, sono arrivati anche prima degli aerei. «Ora ci dobbiamo abituare anche alle nuove luci perché sono lampeggianti e parecchio più forti di quelle di prima -sottolinea Loretta, indicando la struttura di ferro e cemento a sostegno del sentiero di avvicinamento che le taglia in due il giardino- l'abitudine alla fine è l'unica via d'uscita che ci resta». E sono in molti a pensarla così. Soprattutto tra chi vive al di sotto del corridoio entro cui passano i velivoli, da Santa Cristina alle porte di Treviso. «Siamo stati così bene in questi mesi che quasi abbiamo perso l'abitudine al rumore degli aerei, ora però saremo costretti a riabituarci in fretta -mormora la donna- L'importante sarebbe che il limite di voli (16.300 l'anno, ndr) fosse fatto rispettare, non come è capitato finora». Pensieri che tra non molto potrebbero riguardare da vicino anche gli abitanti del centro storico di Treviso. Allo studio dei tecnici di Save, infatti, c'è già un piano che prevede un aumento della quota di atterraggi e decolli dalla parte del centro, che ora avvengono solo in caso di forte vento. «Chissà come la prenderebbe chi vive nei quartieri di San Giuseppe o San Nicolò, per non pensare a cosa potrebbe capitare in caso di incidente -chiude Alessandro- Il punto è che l'aeroporto deve avere un limite: se ho un terreno di mille metri quadri devo sapere che non potrò mai costruire un castello».

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